Il ritorno di Nietzsche

 

 

Ne La gaia scienza leggiamo: <<Un giorno il viandante sbatté una porta dietro di sé, si arrestò e pianse. Poi disse: <<Questa inclinazione, questo impulso verso il vero e il reale, il non parvente, il certo, mi fanno rabbia! Perché questo battitore fosco e impetuoso segue proprio me?>>.

 

Nietzsche vuole sottolineare l’importanza delle questioni conoscitive: non esistono fatti ma solo interpretazioni. Egli accompagna il tutto con una buona dose di smarrimento: tutto ciò a cui crediamo viene meno.

Nel corso del Novecento Nietzsche è stato considerato come <<l’interprete disincantato del tramonto di tutti gli ideali della tradizione moderna, vale a dire Dio, il soggetto e lo Stato>>. Ciò che il filosofo tedesco suggerisce nell’Ottocento non poteva essere compreso in quella precisa epoca storica.

 

Egli voleva proporre una nuova forma di volontà (la volontà di potenza) attraverso la quale eliminare le incrostazioni, che dalla morale alla religione, incatenavano i singoli.

Una nuova volontà, dunque. La volontà propria del Superuomo, dell’Oltreuomo.

Volontà attraverso la quale poter guardare oltre l’orizzonte che ci è imposto. Può risultare attuale come pensiero?

 

<<Dove se ne è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! […] Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla?>> (La gaia scienza).

 

È un folle a gridare, un folle che cerca Dio, un folle che cerca Dio al mercato, in mezzo ai savi.

Tuttavia, non si deve qui intendere il Dio cristiano (ci discostiamo da polemiche di tipo religioso). Ciò che Nietzsche cerca è la forza, una forza che è morta. La “fede” non è altro che un prodotto della debolezza umana. Per tale motivo bisogna cercare un modo per reinventare un uomo nuovo, senza Dio, senza paura, un uomo libero di essere sé stesso.

 

Nell’800 i cosiddetti savi non capivano. Non capivano l’importanza e la portata di un’azione così grande.

 

<<Tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di questa azione, ad una storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino a oggi!>> (Ivi.).

 

Nel 2012 siamo in grado di decifrare il messaggio che Nietzsche avrebbe voluto lasciare?

Siamo capaci gestire le conseguenze che esso comporta?

 

<<Noi uomini nuovi abbiamo bisogno di una nuova salute, una salute più vigorosa, più scaltrita, più tenace, più temeraria, più gaia di quanto non sia stata fino a oggi ogni salute>>.

 

Forse, prima di arrivare a questo, ci sarà davvero bisogno del gesto distruttivo della “malattia”.

Forse lo stiamo già vivendo, ognuno a modo suo.

Ciò che ci attenderà oltre sarà <<il mare aperto>> delle possibilità.