Tracce e Tempo, Televisione e Potere

06.11.2012 14:40

In Ecografie della televisione leggiamo:

<<Non esiste tempo puramente reale perché la temporalizzazione stessa si struttura a partire da un gioco di ritenzioni o di protezioni, e di conseguenza di tracce: la condizione di possibilità del presente vivente, assolutamente reale, è già memoria, anticipazione, cioè gioco di tracce. L’effetto di tempo reale è anch’esso un effetto particolare di «différance». […] Per capire l’originalità e la specificità di questa modernità tecnica, non bisogna dimenticare che il tempo puramente reale non esiste, non esiste allo stato pieno e puro. Solo così si capirà in che cosa la tecnica da sola possa realizzare l’«effetto» di tempo reale. Non si parlerebbe altrimenti di tempo reale. Non si parla di tempo reale laddove si ha l’impressione che non vi siano strumenti tecnici>>.

 

A parere di Derrida, in relazione all’informazione, ogni fatto di <<attualità>> non può che presentarsi come  contraffatto, artificioso. Tutto ciò che viene proposto dai media, in modo così accurato e studiato, non rappresenta altro che una ricostruzione.

Una <<ri-scrittura>> del reale.

Una <<ri-scrittura>> del cosiddetto “tempo reale”.

Ma si può davvero parlare di un “tempo reale”?

Secondo Derrida no: il tempo reale non esiste. Si tratta di <<un gioco di ritenzioni o di protenzioni>>, di tracce. Abbiamo già avuto modo di dire che non si può parlare di un presente assoluto; sarebbe come parlare del nulla (articolo: C’è esperienza finché c’è distanza). Possiamo solo parlare di tracce in quanto <<la condizione di possibilità del presente vivente, assolutamente reale, è già memoria>>.

 

Différance e decostruzione (articolo: Noi e l’Altro), dunque, connubio perfetto per rapportarsi, in modo critico e attivo, alle notizie, agli eventi, a tutto ciò che accade nel nostro quotidiano e che i media vogliono ri-raccontare. Ri-raccontarci con così tanto scrupolo.

 

L’apparato teorico-filosofico proposto da Derida può essere considerato da una parte come inutile strumento privo di qualsiasi ragione o logica; come lo sterile filosofeggiare di chi non ha avuto altro di meglio da fare nella vita.

 

Dall’altra parte, invece, può essere reputato come un’ indispensabile arma che ognuno di noi può usare tutte le volte che i mezzi di comunicazione, con pacifico impegno, impongono la loro verità. O meglio, la verità di chi ha il potere di gestirli. Ed ecco che, ancora una volta, è il potere a far da protagonista.