Potere e confessione: Omnes et singulatim

19.12.2012 16:46

 

 

Consideriamo ancora per un momento la questione del pastorato cristiano. Esso è una forma di potere, che dietro al proposito di dirigere la coscienza dei singoli, svolge una vera e propria forma di controllo su di essi.

Cerchiamo di esaminare la pratica della confessione. Essa rappresenta il momento in cui il discorso del soggetto rispecchia una verità: il soggetto oggettiva se stesso all’interno di questo “dir vero”. <<La confessione della verità si è iscritta nel seno delle procedure d’individuazione da parte del potere>>. Essa ha lo scopo di  catalogare, controllare, classificare ciascuno all’interno di un progetto che mira al potere sulle anime. Ma non si limita a questo, non si tratta soltanto di individualizzazione ma anche di omologazione nel momento in cui le procedure della confessione si sono integrate con il discorso della scienza, negli schemi della regolarità scientifica. La nota formula foucaultiana Omnes et singulatim racchiude al suo interno tale posizione: controllo su tutti e su ciascuno.

Questa volontà di verità e di sapere, non può che tradursi in un dispositivo complesso volto a farci credere <<che ne va della nostra “liberazione”>>. Il confessionale non è che un dispositivo in mano al potere cattolico. Ed è Foucault a smascherarlo. L’obbligo delle confessioni, di queste “trasposizioni in discorso” attraverso la parola, non è percepito come l’effetto di un potere che ci attanaglia ma come ciò che ci libera perché <<la verità non appartiene all’ordine del potere, ma è in una parentela originaria con la libertà>>. Ecco dove sta l’ironia di questo dispositivo.